Chi ha figli sotto i 10 anni sicuramente riesce a capire perfettamente perchè questa generazione viene chiamata “Touchscreen generation”: tastiera e mouse appaiono come oggetti già arcaici mentre l’abitudine si è sviluppata verso qualcosa di immediato e istantaneo. Quello che succede sullo schermo è frutto di un’interazione diretta tra persona e dispositivo senza l’utilizzo di altri apparati.

 

La Touchscreen generation, tuttavia, sta perdendo la capacità di rendersi conto di quello che c’è dietro ad un’applicazione: abituati a considerare un gioco una semplice icona su cui cliccare, diminuisce da parte loro anche la curiosità di capire come è stata sviluppato, come funziona davvero e domandarsi se mai saranno in grado di svilupparne uno.

 

Tutti quelli che hanno dai 30 anni in su non possano scordarsi i primi comandi DOS digitati per lanciare i giochi che magari risiedevano su floppy disk… compiere queste operazioni era un ottimo modo per capire, sin da subito, che quello che avevamo davanti era un computer, una macchina che richiedeva un diverso grado di interazione e anche un minimo di conoscenza da parte dell’utilizzatore.

 

Oggi probabilmente i ragazzini pensano al proprio tablet come ad una sorta di dispositivo magico sul quale oltre a giocare è possibile anche vedere video, ascoltare musica e accedere praticamente a qualsiasi contenuto disponibile online… tutta questa immediatezza nell’utilizzo toglie anche la necessità di capire com’è fatto il dispositivo che stanno utilizzando e sicuramente questo non è il migliore dei modi che le nuove generazioni hanno trovato per relazionarsi alla tecnologia.

 

Per questo oggi parliamo brevemente di ScratchJr una app per i iPad che altro non è che una variazione di Scratch il linguaggio con scopi didattici creato al MIT. Il principio di Scratch è molto semplice: eliminare qualsiasi testo e sostituirlo con blocchi colorati intercambiabili che simulino la logica che sta dietro a qualsiasi codice testuale. Pensato a partire già dagli 8 anni, permette ai propri utilizzatori di muovere ed interagire con dei personaggi in stile cartone animato.

 

ScratchJr

 

ScratchJr si differenzia da Scratch perchè si rivolge ad un pubblico ancora più giovane: dai 5 anni fino ai 7.  E’ basato quasi totalmente su simboli grafici in quanto a quest’età la lettura potrebbe essere ancora un problema. Utilizzando tap e drag è possibile fare tutto e la tastiera è richiesta solamente nel caso si vogliano cambiare le parole che il personaggio dice. A vederlo così potrebbe sembrare un semplice gioco ma ScratchJr eredita dal suo predecessore tutti i concetti principali legati alla programmazione: eventi, cicli, sequenze e molto altro.

 

Insegnare la programmazione ai più giovani non ha come scopo di garantirgli fra 20 anni di essere dei provetti programmatori ma piuttosto deve essere un modo di fargli capire che con un minimo di conoscenza possono essere in grado anche loro di creare le stesse app che stanno già utilizzando.

 

Rendersi conto che il gioco preferito è fatto di codice e saper manipolare quel codice vuol dire essere in grado di creare nuovi scenari e nuovi personaggi e questo sì, credo, sia il primo passo verso l’acquisizione di una consapevolezza che permetterà alle nuove generazioni di rapportarsi alla tecnologia in maniera più adeguata… che ne pensate?

 

Fonte: wired.com